Fiano di Avellino DOCG “eccellenza Campana”

Questa antica varietà di uva, come molte altre specie deve le sue origini ai Greci, i quali importarono nel territorio  Campano la varietà  “vitis Apicia”e sembra che le prime viti furono piantate in località Lapio, oggi conosciuto  Comune della Provincia di Avellino e zona importante per la produzione del vino Fiano . Il nome Apicia è derivante dal tipico profumo che attira sciami di api nelle vigne, venne nei secoli cambiato con Apinia  poi Afiana per arrivare in seguito al definitivo Fiano. La diffusione di questa vite non è limitata alla sola Irpinia, ma  ben diffusa anche in altre zone dell’Italia meridionale.

Della presenza di questo vitigno in questa zona si hanno tracce che risalgono  al XIII° Secolo  con l’Imperatore Federico Secondo di Svevia, il quale ne apprezzava particolarmente il vino. Lo stesso Carlo Secondo d’Angiò fece piantare nelle tenute reali circa 16000 viti. Da ricordare che la zona di produzione nella sua attuale conformazione, fu descritta già nel 1642 dallo storico Fra Scipione Belladonna, anche se a quel tempo si otteneva un vino dolce e leggermente frizzante. Esistono notizie ampiamente documentate della presenza del  Fiano di Avellino  nell’antico bollettino Ampelografico risalente al 1875 ed è proprio a cavallo del secolo XIX, che la produzione arrivò a superare il milione di ettolitri, così importante da incoraggiare la costruzione della prima ferrovia locale, non a caso chiamata la” ferrovia del vino”.

La coltivazione del Fiano avviene nei 26 comuni della Provincia Avellinese, ed è proprio in queste zone dai terreni argillosi e fertili, caratterizzate da un clima mite d’estate, inverni particolarmente rigidi con  giornate calde e notti fredde, che la vigna esprime le sue grandi doti. Il vino Fiano di Avellino conquistò la Denominazione di Origine Controllata e relativo disciplinare nel 1978, ma a confermarne l’esuberante importanza nel mondo enologico è nel 2003  che arriva la molto meritata Denominazione d’Origine Controllata e Garantita, in etichetta può essere citata la menzione “tradizionale di origine classica Apianum”, che riporta al nome originale del vitigno.

Negli ultimi anni alcuni produttori della zona stanno spingendo ad una vendemmia tardiva con attacchi di Botrytis cinera, per ottenere vini passiti; piacevoli  e freschi sono gli spumanti, ottenuti col metodo Martinotti “Charmat” ottimi come aperitivo con stuzzichini ed antipasti, molto piacevoli con i frutti di mare.

Il disciplinare di produzione del Fiano di Avellino prevede che i vigneti siano ad allevamento verticale con densità non inferiore a 2500 ceppi/ettaro, le rese non oltre 10 t/ha, le uve  devono essere prodotte nei Comuni della provincia di Avellino, dal titolo alcolometrico  minimo  naturale del 11,00%, dall’acidità totale minima di 5 g/l,  con estratto secco netto minimo del 16 ‰. Lo stesso disciplinare prevede l’uso di monovitigno Fiano di Avellino all’85% – con eventuale aggiunta di uve Greco, Coda di Volpe, Trebbiano Toscano  nella misura massima del 15%.

Il Fiano  di Avellino è  oggi considerato tra i migliori vini della Campania,  vino robusto che col tempo sviluppa spessore e morbidezza, arrotondando le sue tipiche note acerbe ed agrumate,  dal colore giallo paglierino con riflessi intensi,  fruttato, dotato di ottima freschezza e sapidità, fine,  caratterizzato dal finale lungo con spiccate note di nocciola tostata e frutta secca; consigliato bere entro  due anni dalla vendemmia nonostante sia ampiamente dimostrato che si tratta di un vino adatto ad invecchiamento.

Il Fiano di Avellino è un vino bianco da servire alla temperatura di 10/12 gradi, accompagnato da pietanze  abbastanza strutturate come: primi  piatti di pesce al sugo,  zuppe di pesce in bianco, spaghetti alle vongole,  pesci di mare pelagici al forno, scampi alla griglia, polipo alla napoletana, formaggi di capra a pasta semidura e stagionati; mi permetto di esprimere un personale consiglio, da provare con  piatti a base di tartufo o crudità di funghi nobili con farfalle di Parmigiano .

Il Fiano di Avellino esprime sensazioni, profumi ed aromi diversi in base alla sua età; considerando che è predisposto ad un eventuale invecchiamento ed alcuni viticoltori effettuano passaggi in legno,  là dove gli accostamenti possano sembrare più o meno centrati,  ci sono cose importanti da tenere in considerazione come: l’età del vino, il grado alcolico e la temperatura, caratteristiche che vanno ad incidere di molto nel risultato finale.

Giorgio Dal Piano

Sommelier A.I.S.